sabato 19 maggio 2012

ORATORIO IN FESTA 2012


Sta per iniziare la festa dell'oratorio, durante la quale verranno proposte diverse iniziative di tipo spirituale, culturale, sportivo per permettere a tutta la comunità di vivere questo ambiente che vorrebbe sempre più diventare lo spazio dove tutti si sentono a casa propria e possono mettere al servizio degli altri le proprie competenze e le proprie capacità, contribuendo così a creare quella società basata sulla solidarietà, sulla giustizia, sul rispetto e sulla solidarietà che tutti noi desideriamo e sognamo e che insieme, animati dalla nostra fede cristiana, possiamo realmente costuire.

Qui di seguito il programma...



Vi aspettiamo numerosi!!!

sabato 5 maggio 2012

Diario di Bordo - IV Incontro

LA FIDUCIA INTERPERSONALE COME BASE DELL'INCONTRO TRA LE PERSONE E COME FONDAMENTO DELLA CONVIVENZA UMANA.

Dopo aver visto insieme ai bambini uno spezzone de L'era glaciale, abbiamo iniziato l'incontro esprimendo, a mo' di brainstorming, il nostro parere riguardo il proverbio:

“Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”

Chiedendoci se fosse più vero che chi fa da se fa per tre oppure che l'unione fa la forza, è emersa subito la convinzione che non fidarsi degli altri rinunciare alla ricchezza di rapporti e possibilità che la fiducia reciproca comporta, sia limitante. Certo, ci si espone al rischio della “fregatura”, e alcune, anche dolorose, ne sono state portate come esempio, ma l'importante, è stato detto, è non fermarsi alla fregatura”, ma da essa imparare per poter proseguire più forti e accorti di prima, senza per questo chiudersi nella sfiducia e nella solitudine.

Per qualcuno non c'è una risposta in assoluto circa il dilemma se sia meglio fidarsi o non fidarsi, ma c'è una gradazione del fidarsi: se in ambito professionale può essere abbastanza facile fidarsi nei rapporti interpersonali, già quando si mettono in gioco i sentimenti l'asticella della fiducia si alza, se poi si parla della tutela dei figli l'aprirsi alla fiducia negli altri diventa, per qualcuno veramente scelta ponderata e faticosa.


Un papà ha sottolineato come sia importante l'atteggiamento con cui noi ci rapportiamo agli altri. Un incontro non è mai tale senza l'umiltà, senza un mio approcciarmi all'altro senza un giudizio precostituito, senza aspettarmi niente in cambio, ma consegnando all'interlocutore il mio io, aprendomi per primo ad un rapporto che generi una risposta di altrettanta apertura nell'altro. In un'epoca di contatti sempre più numerosi ma sempre più mediatici e mediati si sta perdendo il portato di rischio ma anche di ricchezza e di presa in carico dell'altro, che solo il rapporto interpersonale e di fiducia comporta.

Posto che la fede che poniamo l'uno nell'altro è immagine e premessa della fede che riusciremo a porre in Dio, una mamma ha ricordato quello che Gesù disse ai suoi discepoli: “Siate dunque avveduti come lo sono i serpenti ma limpidi e chiari come colombe”. L'esortazione equivale, per i cristiani, a fidarsi degli altri, ma con intelligenza, soprattutto in un'epoca, la nostra, dove non ci si prende il tempo per attendere il maturare della fiducia reciproca, ma si vorrebbe tutto e subito anche nel campo delle relazioni interpersonali, rischiando la delusione cocente che colpisce quando un'attesa troppo alta e soprattutto troppo superficiale, viene disattesa.

A questo punto abbiamo letto un brano tratto dal romanzo “Cose che nessuno sa” di Alessandro D'Avenia, in cui veniva messo in scena un dialogo tra Franky, educatore in una casa famiglia per ragazzi problematici, e Giulio, sedicenne ospite della struttura. Il confronto verbale tra i due chiamava in causa temi vasti e profondi: la fiducia, il dolore e la rabbia che le vicende drammatiche della vita creano in chi le subisce, l'innamoramento come fidarsi dell'altro e a lui affidarsi, la fede in  Dio.

La lettura ci ha dato lo spunto per arricchire le nostre riflessioni precedenti. E' emerso come lo strumento principe per entrare in relazione con gli altri sia la parola, quando essa è verità,non semplice dire qualcosa all'altro ma a lui dirsi, consegnarsi.

Come tra Giulio e il suo educatore, così il vero incontro, il vero rapporto di fiducia, investe la totalità del nostro essere, ci porta a uscire da noi e acconsentire al rischio di giocarci in una relazione. Il paragone del testo è con l'esperienza dell'innamoramento, come dice Franky al giovane Giulio: quando ti innamorerai “Non saprai neanche tu perchè, ma ti fiderai di qualcuno più di te stesso. Sceglierai consapevolmente di rischiare la fregatura, di perdere”. Così, è stato osservato, è anche nel rapporto con Dio: lo incontriamo in diverse occasioni nella nostra vita, ma dobbiamo scegliere di vederlo, e scegliere consapevolmente il rischio che fede in Lui, così come ci viene chiesto di averla, comporta. Nel momento in cui si sceglie consapevolmente di poter perdere però, è stato osservato, anche la sconfitta non è più tale.


La fiducia, come atteggiamento naturale per l'uomo dunque, dato che veramente è impossibile vivere non fidandosi di qualcuno e questo a partire dalla nostra stessa venuta al mondo: i bambini devono fidarsi dei propri genitori per poter sopravvivere.

Ci siamo lasciati portandoci a casa tre domande su cui riflettere:

  • Hai mai incontrato nella tua vita qualcuno di cui fidarti e a cui affidarti?
  • In questi incontri importanti, quali fattori personali ti hanno ostacolato nell'aprirti all'altro, quali invece ti hanno facilitato?
  • Questi incontri ti hanno cambiato? Come?