lunedì 11 novembre 2013

II INCONTRO DEL IV ANNO: DIO E' PADRE... IN CHE SENSO?

Il secondo incontro del nostro percorso di quest'anno ci ha aiutato a scoprire e riscoprire la bellezza e la grandezza dell'affermazione principale che caratterizza la fede cristiana: Dio è nostro Padre, nostro Papà!

Abbiamo iniziato con un'attività che ci ha permesso di condividere quelle che sono le idee che abitano la nostra testa e il nostro cuore quando pensiamo a Dio: su alcuni foglietti ognuno dei presenti ha scritto 5 parole che, a suo parere, servivano per descrivere bene le caratteristiche che identificano Dio. I foglietti sono stati raccolti e ridistribuiti in maniera casuale. A turno, poi, ognuno ha dovuto eliminare, spiegandone il motivo, le carte che riportavano parole che, ancora una volta a suo parere, erano meno adatte allo scopo che ci si era proposti. Al termine di questa selezione ognuno ha spiegato il motivo per cui ha deciso di tenere per ultima proprio quella parola.

Dopo questo lavoro inziale, abbiamo cercato di approfondire gli aspetti che permettono di definire meglio in che senso Dio è Padre.

Comprendere in che senso Dio è Padre non è questione secondaria: la fede cristiana si fonda interamente su questa affermazione nuova e sconvolgente. Nessun'altra religione prima di quella fondata da Cristo si è mai permessa di considerare Dio anzitutto come un padre, intendendo questa parola nel suo pieno e completo significato.
Per l'uomo primitivo, così come ancora oggi per gli induisti e per tutti coloro che professano una fede di tipo animistico, Dio era un mistero: creatore del mondo e della vita, percepito come esistente per la bellezza, la grandezza e la perfezione del mondo e per la necessità di trovare risposte convincenti agli interrogativi più profondi che riguardano l'esistenza di tutti (chi sono? da dove vengo? dove vado?), di lui non si sapeva nulla, spesso veniva identificato con le forze della natura, era temuto e, nel culto, si cercava di imbonirlo e di placarlo.
Per gli ebrei, Dio è un alleato: fedele e buono, amico dell'uomo finché egli osserva la sua alleanza e le sue leggi, si trasforma in un implacabile vendicatore quando coloro che dicono di credere in lui infrangono le regole da lui fissate.
Per i musulmani, Dio è un padrone: a lui, che ha parlato una volta per tutte attraverso il Corano, compete dare indicazioni su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato; l'uomo può e deve solo obbedire a ciò che gli viene comandato.
Per i buddisti, il problema di Dio non si pone nemmeno: il buddismo è una filosofia atea che propone all'uomo una via per trovare una presunta felicità basandosi solamente sulle proprie forze, che devono essere tutte impiegate per spegnere totalmente ogni desiderio, essendo quest'ultimo la causa di ogni sofferenza.
Per le religioni orientali (confucianesimo e taoismo), Dio è un'entità astratta ed impalpabile; la storia dell'uomo è continuamente influenzata da forze spirituali contrastanti, buone o cattive, e che si oppongono e si alternano, presentandosi in forme non sempre facilmente riconoscibili; ognuno deve saper scegliere sempre ciò che è bene, allontanando da se ogni esperienza negativa, e può trovare una via sicura da percorrere per riuscire a fare questo obbedendo ciecamente alle leggi famigliari e statali.

Per i cristiani invece, come già abbiamo detto, Dio è un Papà.
Dio è Padre eterno: la paternità di Dio non riguarda solo le sue creature. Da sempre Dio è Padre perché prima dell'inizio dei tempi egli ha generato il suo Figlio unigenito e vive con lui un rapporto di amore talmente intenso da diventare esso stesso persona, lo Spirito Santo. Dire che Dio è Padre rimanda quindi, innanzitutto al mistero trinitario, ci fa immediatamente pensare che l'essenza stessa di Dio è la relazione, la comunione, la condivisione, l'amore. Il nostro Dio non è un dio solitario, ma è un Dio che è in se stesso famiglia e vuole che il rapporto tra lui e le sue creature sia di tipo familiare.
Dio è Padre perché è Creatore. Dio è Padre anche perché ha dato origine, dal nulla, a tutto ciò che esiste. È lui che ha modellato la terra, a plasmato i cieli ed ha fissato per la creazione quelle regole e leggi perfette che la governano e le permetto di esistere e sussistere.
Dio è Padre perché da la vita. Dio è Padre perché ha dato la vita a ciascun uomo e ciascuna donna che sono vissuti, vivono e vivranno su questa terra. È lui la fonte della vita, è lui che ci dona ogni singolo giorno della nostra esistenza.
Dio è Padre perché ci ama. Dio è Padre perché ci ha voluto e amato ancora prima che venissimo formati nel grembo di nostra madre. Ogni uomo è frutto di un suo pensiero, nessuno è nato per errore, su ognuno egli ha un progetto di salvezza che serve alla sua felicità e all'edificazione del suo Regno, nella pace e nella giustizia. Egli segue passo, passo il nostro cammino, è sempre al nostro fianco, non si dimentica mai di noi, è sempre pronto ad aiutarci, se glielo chiediamo, e a concederci il suo perdono se, pentiti, torniamo a lui per chiedere la sua misericordia. Non conserva rancore e non punisce; non si dimentica di nessuno dei suoi figli, nemmeno di coloro che si allontanano da lui e lo maledicono. Attende sempre il ritorno di ognuno, per tornare a riversare il suo amore su chi si rende conto che solo nel suo abbraccio la vita ha senso e può essere vissuta nella gioia.
Dio è Padre perché ci educa. Dio è Padre perché ci parla, ci suggerisce cosa è buono e cosa è cattivo, ci indica la via giusta da seguire per realizzare la nostra vita ed aiutare gli altri a vivere bene la loro. Dio ci lascia però liberi di accogliere le sue indicazioni è di ignorarle, non stancandosi mai di ripeterci il suo punto di vista e di spronarci con l'esempio che si è fatto visibile nel suo Figlio incarnato.

Dividendoci a in questo punto in due gruppi, abbiamo cercato di tradurre in vita quello che abbiamo pensato e riflettuto, cercando di aiutarci a capire soprattutto in che modo il modo di essere Padre di Dio può aiutare e orientare l'essere genitori di noi suoi figli.


L'incontro si è concluso con una riflessione su un tema complesso e molto importante: se Dio è Padre e ci ama, perché allora la sofferenza e la morte?
Le esperienze che mettono più alla prova la nostra fede in un Dio che ci è Padre sono sicuramente il dolore, la sofferenza e la morte. Se davvero Dio ci vuole così bene, perché allora non ci esenta da tutto questo? Qualcuno direbbe addirittura: perché ci punisce in questo modo?
Innanzitutto dobbiamo distinguere due diverse forme di dolore, di sofferenza e di morte: la prima è caratterizzata dalla cattiveria dell’uomo, che molto spesso, allontanandosi dalla volontà di Dio, si comporta in maniera tale da ledere o annientare la dignità e i diritti degli altri; la seconda è invece più misteriosa, non ha una giustificazione immediata facendo ricorso a cause umane e ben identificabili, e per questo ci fa entrare maggiormente in crisi. Se alla prima possiamo trovare una motivazione senza troppe difficoltà, individuando nel peccato la radice del male, di fronte alla seconda rimaniamo muti e perplessi.
Diciamo subito che trovare una risposta soddisfacente a questi interrogativi e dare una spiegazione esauriente a questo problema non è per nulla semplice. La Scrittura e soprattutto la testimonianza di Gesù ci danno una mano, ma non bastano a risolvere tutti i nostri dubbi e le nostre obiezioni.
Fin dalle prime pagine della Genesi una verità viene affermata con forza e sicurezza: Dio non ha creato il male, non gode del male, non vuole il male: “Dio ha creato l'uomo per l'incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura. Ma per l'invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono” (Sapienza 2, 23-24). E’ quindi il tentatore che, seducendo l’uomo e convincendolo a seguire la sua via piuttosto che quella suggerita da Dio, ha fatto entrare nel mondo il peccato, la trasgressione alla legge di Dio, e con essi la sofferenza e la morte. E non pensiamo che il peccato sia solo quello del leggendario Adamo, attribuendo a lui (che tra l’altro non è mai esistito!) tutte le colpe per la situazione “decaduta” nella quale ci troviamo a vivere: Adamo è ciascuno di noi, che con il suo peccato rinnova e alimenta la potenza del male nel mondo.
La sofferenza e il dolore sono inevitabilmente collegate alla nuova situazione di vita, segnata dal limite, nella quale l’uomo si è trovato a vivere per sua volontà: il nostro corpo, fatto di materia, è una macchina perfettissima che, però, è soggetta a guasti (le malattie), a volte riparabili, a volte non riparabili (in questo caso subentra la morte); alla stessa maniera il mondo nel quale abbiamo scelto di vivere, diverso da quello che Dio ha pensato per noi, anch’esso fatto di materia e segnato dal limite, è una macchina altrettanto perfetta, che a volte funziona perfettamente, a volte entra in crisi e collassa (succedono in questo caso i disastri naturali, che non sempre sono così “naturali” come ci si vorrebbe far credere..).
Ciò che però è davvero sconvolgente e che riempie di speranza è il fatto che Dio, nonostante l’uomo abbia preferito questo tipo di esperienza piuttosto che la piena comunione con lui, non ha abbandonato la sua creatura in balia di se stessa, ma la continua a seguire e ha cercato nuove vie per ricreare quella situazione di Paradiso che doveva essere condizione connaturale di vita per l’umanità. Dio ha saputo trasformare anche le occasioni di dolore, di sofferenza e di morte in esperienza di benedizione, facendosi che il suo Figlio fatto uomo le vivesse in pienezza e diventasse per noi paradigma di come dobbiamo affrontarle.
La sofferenza e il dolore sono state trasformate in occasioni nelle quali l’esercizio della carità e della solidarietà fraterna sono in grado di far gustare quale tipo di beatitudine si sperimenterà nell’eternità.
La morte è stata trasformata da conclusione assurda di una vita di sogni e speranze in porta che si apre su un mondo nuovo, dove tutto ciò che di buono e di positivo abbiamo vissuto o desiderato in questa vita ci verrà restituito o donato in pienezza, purificato da tutto ciò che nel presente rende imperfetta e momentanea anche le cose più belle. La morte, quindi, non è una punizione di Dio, ma un ulteriore segno del suo amore: egli non ha voluto che noi vivessimo per sempre in questo mondo (segnato dal male e dal peccato, dal limite e dalla sofferenza) nel quale noi abbiamo deciso di vivere, abbandonando la casa che lui ha preparato per noi; attraverso la morte ci offre la possibilità di ritornare in quel Paradiso dal quale abbiamo voluto autoescluderci.

Con la preghiera, offerta assieme ai ragazzi, abbiamo concluso il nostro incontro:


PADRE che consideri tutte le persone uguali.
NOSTRO
, di ognuno, di tutti quei milioni di persone che abitano la terra, senza differenza di età, colore o luogo di nascita.
CHE SEI NEI CIELI
e sulla terra e in ciascuna persona, negli umili e in coloro che soffrono.
SIA SANTIFICATO IL TUO NOME
nei cuori pacifici di uomini e donne, bambini e anziani, qui e altrove.
VENGA IL TUO REGNO
, il tuo Regno di pace, di amore, di giustizia, di Verità, di libertà.
SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ
sempre e tra tutte le nazioni e tutti i popoli.
COME IN CIELO COSI IN TERRA: che i tuoi piani di pace non siano distrutti dai violenti e dai tiranni.

DACCI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO: che sia impastato di pace e di amore, e allontana da noi il pane della discordia e dell'odio che genera gelosia e divisione.
DACCELO OGGI
perché domani potrebbe essere troppo tardi. Stanno puntando i missili, forse, qualcuno li sparerà.
RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI
, non come perdoniamo noi, ma come perdoni tu, senza risentimento senza rancore nascosto.
NON CI INDURRE IN TENTAZIONE
di guardare gli altri con sospetto, di dimenticare i nostri fratelli e le nostre sorelle nel bisogno, di accumulare per noi stessi ciò che potrebbe essere necessario per gli altri, di vivere bene a spese altrui.
LIBERACI DAL MALE che ci minaccia, dall'egoismo dei potenti, dalla morte causata dalla guerra e dalle armi; perché siamo in tanti, Padre, a desiderare di vivere in pace e di costruire la pace per tutti.


sabato 2 novembre 2013

I INCONTRO DEL III ANNO: LA STORIA DELLA SALVEZZA

Nel primo incontro di questo terzo anno, dopo aver ricordato il percorso finora compiuto, si è parlato della Storia della Salvezza, cercando di chiarire il significato di questa espressione, spesso usata e forse poco compresa.
Il tema è stato lanciato chiedendo ai genitori presente di rappresentare su un foglietto il modo con cui veniva immaginata la relazione tra Dio e l’uomo. Ne sono usciti disegni molto interessanti, che hanno permesso di addentrarsi in maniera più che significativa nella discussione.
 
Per approfondire il tema, si sono lette le definizioni date dal vocabolario alle due parole che compongono l'espressione "Storia della Salvezza":
STORIA: Narrazione sistematica dei fatti memorabili della collettività umana, fatta in base a un metodo d’indagine critica.
SALVEZZA: Condizione di salvo
Salvo = che è scampato a un pericolo, anche grave, senza riportarne alcun danno

Questo ci ha permesso di concludere che quando si parla di Storia della Salvezza, in ambito cristiano, si intende il racconto di tutti gli interventi che Dio ha compiuto nella storia per salvare l'uomo dal male e portarlo a realizzare il fine per il quale è stato creato: la felicità eterna.
 
Questa storia ha tre diverse connotazioni temporali:
PASSATO: La narrazione biblica; La storia della Chiesa; La vita dei santi
PRESENTE: La storia di amore che Dio realizza per noi e con noi al fine di rendere bella e piena di gioia la nostra vita
FUTURO: L’eternità beata nel Regno dei cieli

Per concretizzare la riflessione fatta e calarla nel concreto della vita personale e famigliare di ciascuno, abbiamo certato di rispondere insieme alle seguenti domande:
 
- Conosco la storia che Dio ha scritto nel corso dei secoli passati, raccontata nella Bibbia? Mi preoccupo di leggerla e di approfondirla? Come potrei aiutare i miei figli affinché la possano conoscere?
- So cogliere quello che Dio continua ad operare nella mia storia personale e famigliare per condurmi ad una vita piena e felice? Saprei raccontare qualche fatto che mi testimonia la vicinanza di Dio e il suo interesse per la mia vita?
- Credo che Dio guida la storia verso il pieno compimento del suo Regno e che il bene ha sempre la meglio sul male, la vita sulla morte? Come questa fede segna la mia vita di tutti i giorni?
 
Abbiamo quindi concluso con un breve momento di preghiera, nel quale abbiamo riascoltato questo bellissimo racconto aiutati dal seguente video:
 
 
 
Abbiamo quindi chiesto al Signore di renderci sempre più capaci di non dimenticare che la storia nella quale siamo inseriti è fa parte del suo progetto di salvezza e che dobbiamo collaborare con i suoi progetti per poter godere la sua gioia in questo mondo e nell'altro.